Multitasking? No, grazie!
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Parlare al telefono mentre si scrive un’email o consultare il proprio smartphone durante una riunione sono diventate abitudini estremamente comuni, incentivate dai falsi miti sulle capacità umane di multitasking.
Multitasking è un termine mutuato dall’informatica, dove indica la capacità di un sistema di svolgere contemporaneamente più processi, che è stato applicato agli esseri umani per indicare l’apparente capacità di svolgere simultaneamente due o più compiti diversi. Nell’ultimo decennio, complice anche l’avvento di smartphone e tablet, l’idea che il multitasking rappresenti il picco massimo della produttività si è diffusa al punto da diventare un requisito quasi imprescindibile, soprattutto in ambito lavorativo.
Secondo la ricerca, il vero multitasking non esiste
Già nel 2009 uno studio pubblicato sulla rivista Neuron aveva dimostrato che gli esseri umani non sono realmente in grado di fare più cose contemporaneamente e che ciò che chiamiamo multitasking è in realtà la capacità di passare molto velocemente da un compito all’altro. Pochi mesi dopo, un altro studio della Stanford University aveva messo in luce i pericoli del multitasking: i partecipanti allo studio sottoposti a più stimoli contemporaneamente mostravano scarse performance in termini di attenzione e di memoria, rispetto ai soggetti cui veniva fatto eseguire un solo compito alla volta.
Ma non è tutto, una ricerca condotta nel 2014 ha scoperto che gli svantaggi del multitasking sono molto peggiori di quanto si pensasse: un’interruzione di 2,8 secondi (necessaria per passare da un compito all’altro) raddoppia le possibilità di commettere errori, mentre una di 4 secondi addirittura le quadruplica.
Eppure il mito del multitasking è duro a morire, soprattutto in Italia, dove uno studio ha evidenziato che il 60% degli adulti utilizza abitualmente più dispositivi contemporaneamente (rispetto al 49% della media mondiale). Le conseguenze? La dottoressa Sandra Chapman, direttrice del Center for Brain Health di Dallas, non ha dubbi: svolgere più compiti simultaneamente innalza i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e può avere ripercussioni molto serie sulla salute, come ansia e depressione.
Perché allora siamo così affascinati dall’idea di dedicarci a più cose contemporaneamente e come fare per contrastare la tendenza al multitasking?
Fare meno, per fare meglio
A spingerci verso il multitasking sembra essere soprattutto il desiderio di essere più produttivi, di fare di più e più in fretta, un’ossessione che sembra intrinsecamente legata alla fascinazione per le nuove tecnologie, che promettono di renderci più efficienti e, per estensione, più felice.
La verità è che si tratta dell’ennesima dimostrazione dell’impossibilità di coniugare qualità e quantità: si possono fare molte cose contemporaneamente o dedicarsi a un solo compito e svolgerlo al meglio. Come dimostrato dallo studio della Stanford University, infatti, il multitasking influisce negativamente sulla performance e spostare continuamente l’attenzione da un compito all’altro si ripercuote tanto sulle capacità organizzative che su quelle mnemoniche.
La soluzione proposta dalla Dr.ssa Chapman è il cosiddetto single tasking ossia, più semplicemente, abituarsi a fare una cosa alla volta, eliminando il più possibile le distrazioni. Una volta individuata la priorità alla quale abbiamo deciso di dedicarci, sforziamoci di resistere alla tentazione di farci distrarre da chiamate, messaggi ed email che richiedono la nostra attenzione, magari delegando a un servizio esterno il compito di smistare le comunicazioni in entrata per poterci dedicare esclusivamente al nostro lavoro. Meglio ascoltare gli altri quando possiamo dedicare loro la nostra piena attenzione, che essere sempre disponibili ma sempre distratti.
Questo ci permette di dedicare tutta la nostra attenzione al compito che stiamo svolgendo, con incredibili conseguenze sulla qualità del lavoro svolto. Non solo: la frenesia produttiva riduce la creatività e riappropriarsi della propria concentrazione è il modo migliore per stimolare la nostra mente e per contrastare gli effetti negativi dello stress sulla nostra salute.